Anna Rosa, dal buio la luce
Anna Rosa Nannetti è nata a Vergato (Bo) l'1 agosto del 1943.
Ha raccolto e pubblicato, grazie all'Associazione dei familiari delle vittime degli eccidi nazifascisti di Marzabotto, Grizzana e Monzuno e zone limitrofe del 1943-44, diverse decine di testimonianze di bambini e bambine e adolescenti sopravvissuti/e agli eccidi di Monte Sole del 1944.
Ritiene che la testimonianza sia un condensato di amore e dolore.
Pioppe di Salvaro
La distruzione della mia famiglia iniziò il 29 settembre del ‘44.
Alle prime ore dell’alba arrivarono le SS a Salvaro, in località Creda, dove furono uccisi uomini, donne e bambini, incendiata la casa e la stalla, poi a Maccagnano, dove vennero uccisi donne e bambini. Contemporaneamente, altre pattuglie di SS iniziarono un rastrellamento casa per casa, portando via tutti gli uomini, dopo averli separati dalle donne e dai bambini, che erano controllati con i mitra puntati.
Incolonnati e maltrattati, questi uomini raggiunsero la “Scuderia” di Pioppe […] Le SS decisero in modo frettoloso e arbitrario chi era abile e chi era inabile al lavoro. Nella “Scuderia” rimasero soltanto le persone che erano già state definite inabili e destinate alla fucilazione […]
Lì c’erano mio padre Guido Sabatino di 35 anni, Guardia di Finanza a Savona e ritornato a casa da pochi giorni, i miei nonni Adolfo Nannetti e Antonio Fava, i due cognati del nonno: Primo Monetti e Venturi Virginio.
Salita al Monte Salvaro
Dopo l’eccidio della Botte e la devastazione dei campi e delle case, la mia famiglia, insieme a tante altre persone, una notte di inizio dicembre, decise di attraversare il Reno, salire sul Monte Salvaro e da lì raggiungere Grizzana Morandi, dove c’erano già gli Alleati che ci avrebbero portati al Centro profughi di Firenze. […]
Sull’altra sponda del fiume, a Campiglio, in due case, abitava la numerosa famiglia Righi, persone generose che facevano i turni per tenere il focolare acceso e offrirci un po’ di conforto. […]
A causa di un’otite perforante e una grave infezione alla gola, incurabili per mancanza di un dottore e di medicine, io urlavo sempre per il dolore.
Urlavo tanto anche quella notte sul Monte Salvaro, quando si sentì distintamente che stavano scendendo dal monte dei soldati e la mamma Giovannina (Giannina) Fava decise di allontanarsi dal gruppo. Se quei soldati fossero stati SS, attirati dalle mie urla, avrebbero raggiunto il gruppo, ci avrebbero tutti fucilati e noi saremmo state le responsabili di quell’eccidio. Per questo motivo la mamma, come ogni persona giusta e coraggiosa, decise di allontanarsi e di avviarsi da sola, con me in braccio, incontro a quei soldati. […]
Dopo un tratto di strada, improvvisamente, sbucò dal bosco un soldato sorridente, con le braccia aperte, disponibile a prendermi in braccio e alleggerire la mamma dalla fatica. […]
La mamma mi raccontò che disse al soldato: “Ma lei ha la pelle nera”. E lui rispose: “Sono brasiliano”.
Centro profughi Firenze
Con la mamma e tutti gli altri parenti e amici partimmo per il Centro Profughi di Firenze. […]
Finalmente al Centro Profughi fui curata da un medico bravissimo, ma i mesi vissuti nel dolore mi resero così debole che non riuscii ad affrontare l’epidemia di difterite, che fece ammalare tutti i profughi.
In fin di vita, fui ricoverata in Ospedale, dal quale uscii dopo alcuni mesi. […]
La mamma poteva farmi visita in ospedale per allattarmi quattro volte al giorno.
Porretta Terme
Lo zio Alfredo si prodigò per mandarmi una macchina privata che venisse a prendermi a Firenze. […]
Dovette vendere il vitellino per pagare il trasporto e spesso mi raccontava che era stato il vitellino a mandarmi l’auto. […]
In quei giorni affrontai un altro dolore: la separazione dalla mamma. […]
La mamma doveva ritornare a Camugnone e […] avviare velocemente la bottega e l’osteria per non perdere le licenze.
Bologna, l’impegno per la memoria
PER I TESTIMONI
Care amiche, cari amici,
grazie per avermi accolta nelle vostre case con tanto affetto e con una premura che ha permesso di conoscerci molto di più di quanto si leggerà nelle vostre testimonianze. È stato bello rivedere amici, parenti, compaesani e ricordare con loro tante emozioni, tanti avvenimenti.
Per tutti noi che non ci conoscevamo, però, ciò che abbiamo vissuto è stata un’esperienza più profonda, UNICA. […]
Non ci conoscevamo ma, insieme, ci aiutavamo a salvare le nostre vite, particolarmente quelle dei più deboli, a lottare perché le nostre famiglie, le nostre Comunità non fossero cancellate dalla nostra terra, così come era stato deciso da “un piano di sterminio” criminale.
Ci facevamo le stesse domande, ci consolavamo con l’aiuto delle persone buone che avevamo vicino a noi e che ci parlavano, ci accarezzavano con parole e gesti che scaturivano da una ricercatezza umana altissima.
[…]
PER I LETTORI
Care amiche, cari amici,
grazie per averci voluto conoscere. […]
Il vostro desiderio profondo di capire la strage da noi subita, da un punto di vista storico, umano e intimo ci ha fatto sentire tutta la vostra considerazione, il vostro rispetto e la vostra stima per come siamo riusciti ad affrontare quel “male” che ci voleva vedere annientati, ma non c’è riuscito. Anche se le nostre vite sono segnate per sempre da dolori profondi, i volti, le mani di tante persone buone hanno scavato in noi dei solchi di luce che ci hanno guidato nel momento
di buio più oscuro e ci hanno aperto tante strade luminose che abbiamo percorso, con la ferma volontà di trasformare la lotta quotidiana per la sopravvivenza in una graduale conquista della nostra rinascita. […]
Abbiamo capito che ognuno di noi deve difendere la pace impegnandosi, ogni giorno e tutti insieme, a combattere sopraffazioni, ingiustizie, povertà morali, culturali ed economiche.
Abbiamo capito che dobbiamo essere protagonisti nelle nostre scelte e saper distinguere, con lucidità e competenza tra i governanti che vogliono “il bene” comune e tra chi ha sete di potere fino all’estremo disprezzo di ogni vita.
Abbiamo capito che tutto ciò che è stato costruito sul “male” da parte di persone, Istituzioni e organizzazioni, noi dobbiamo impegnarci a conoscerlo profondamente, per saperci difendere e combatterlo. […]
Bologna_2022
Partire dalle esperienze traumatiche di chi ha sofferto a Monte Sole per mettersi in ascolto delle vicine memorie e dei racconti lontani che le persone migranti portano con sé.
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